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Luoghi nascosti del salento

Luoghi nascosti del salento

Esiste un Salento nascosto, insolito, che va oltre le spiagge dorate e il mare cristallino, oltre i centri storici più noti. Esiste il Salento dei luoghi affascinanti e poco conosciuti, luoghi unici, legati a leggende e a credenze popolari, luoghi d’arte a cielo aperto, luoghi in cui trovare la pace, luoghi in cui trovare l’amore, luoghi in cui scoprire e scoprirsi.

Nell’intrecciarsi di campagne e borghi segnati dal tempo, il Salento può solleticare ogni interesse, dalla voglia di immergersi nella natura incontaminata a quella di seguire le tracce della preistoria, fino a perdersi in borghi deserti, che raccontano storie di mani segnate dalla terra rossa. Di racconti è ricco il Salento, di fili che si intrecciano con il mondo contadino, con le rocce carsiche delle serre salentine, in cui hanno trovato rifugio i monaci Basiliani e i loro affreschi, ancora oggi immersi tra i profumi di timo e rosmarino della macchia mediterranea. Fuori dai percorsi guidati, dentro le suggestioni, il Salento è una terra ricca di misteri, disegnata da paesaggi che possono esistere solo in questo angolo di mondo.

Il cammino alla scoperta del Salento insolito parte dalle campagne di Guagnano, dove si trova l’eremo di Vincent, la casa museo dell’artista Vincent Brunetti. Uno sfolgorio di colori brillanti, mosaici e statue, Vincentcity è un laboratorio che cresce su se stesso e che rispecchia l’animo eclettico dell’artista e richiama al visitatore le opere di Gaudì, immerse nel contesto di una casa fiabesca.

Anche dal cielo si vedono le colonne sommerse di Porto Cesareo. Cinque imponenti colonne, che si trovano sui fondali a largo di Torre Chianca e risalgono al periodo romano. Probabilmente sono cadute durante una mareggiata e non si sono più spostate, anche perché si parla di dimensioni veramente imponenti. Il capo di Leuca riserva sempre preziose meraviglie.

Nelle vicinanze del ponte del Ciolo parte il sentiero delle Cipolliane, che si addentra nelle campagne, tra muretti a secco e fichi d’india, offrendo una vista sul mare sconfinato e giungendo fino al porto di Novaglie. È costituito da tratturi, scavati nella roccia e utilizzati per il trasporto del sale e di altre merci. Prende il nome dalle tre Grotte delle Cipolliane, in cui sono stati ritrovati tracce preistoriche.

Di fascino autentico risplendono le Vore di Barbarano, situate nelle vicinanze di Leuca piccola. Sono due grotte verticali di origine carsica, in parte visitabili grazie ad un percorso pedonale. Racconta un’antica leggenda che si sarebbero aperte durante le incursioni dei turchi, come monito nei confronti degli infedeli. Leuca piccola, è un complesso sacro, era punto di sosta per i pellegrini diretti al santuario di Leuca, che qui potevano trovare anche dei pozzi per dissetarsi.

Il mistero avvolge ancora oggi il mosaico della Cattedrale di Otranto, tra i più grandi al mondo. È stato realizzato nel ‘Seicento dal monaco Pantaleone, raffigura tre alberi della vita, con figure che vanno da personaggi biblici, a protagonisti della storia e del ciclo arturiano. Tanti sono i segreti di quest’opera d’arte che ancora oggi nessuno riesce a svelare.

Ricco di suggestioni contemporanee è il museo di arte rupestre di Marius Branca, conosciuto da tutti come “la collina degli idoli inquietanti”. Marius ha bonificato un terreno che era diventato una discarica a cielo aperto e ha iniziato man mano a realizzare le sue opere, alte statue di roccia, con assemblaggi in ferro e ceramica. Si spazia senza fatica tra i riferimenti cristiani, con un alta statua di Cristo in croce, a quelli pagani con divinità antropomorfe e prorompenti che sembrano chiamare a sé il visitatore. Il museo si trova nelle vicinanze di Specchia. Il sistematico lavoro di Marius per la valorizzazione del luogo, ha permesso di riportare alla luce una strada romana che conduce ad una cappella.

Sempre nell’entroterra, nei pressi di Taviano, si trova il villaggio di Castelforte. Un complesso, costruito da metà degli anni Quaranta, per accogliere donne e bambini in difficoltà. Questa affascinante struttura, mai entrata in funzione, continua a stupire per lo stile originale della sua costruzione, ricco di colori e atmosfere fiabesche.

Tra i profumi della macchia mediterranea e il sapore dolce dei fichi, poco fuori Nardò, si trovano le ville delle Cenate. Costruite tra l’Ottocento e il Novecento, conservano ancora oggi un fascino incantevole. Spaziano tra decori in stile Liberty ad altri che richiamano il Neogotico. Tra le più belle c’è sicuramente villa Personè, un intreccio di stile barocco con tratti moreschi.

Il sole è l’unica cosa che brilla ancora a Monteruga, paesino ormai abbandonato vicino Veglie. Sviluppato in epoca fascista, negli anni a seguire è stata una comunità autonoma, che viveva del lavoro della terra. A Monteruga nasceva l’amore, si celebravano i matrimoni. Ci si ritrovava nel dopolavoro o sui campi delle bocce, non mancava veramente nulla ma il borgo non era attraente come i centri urbani vicini, è questo il motivo dell’abbandono di questo centro, oggi abitato dal vuoto che rimbomba nella chiesa spoglia e dai calcinacci che si staccano dagli edifici.

Nell’agro di Veglie si trova la Favana, una cripta risalente al IX secolo e con un ciclo pittorico di origine bizantina. La cripta, come tante altre nel Salento, risale all’epoca in cui i monaci Basiliani, in fuga dall’oriente, si rifugiarono negli antri delle serre salentine. L’appellativo Favana, la rende unica nel suo genere, perché deriva sia da una vasta coltivazione di fave che si trovava nei dintorni ma, soprattutto dal fatto che in tanti accorrevano per chiedere alla Madonna di Veglie la grazia per il favismo, malattia legata alle fave che è ancora oggi diffusa nell’area del Mediterraneo.

Quando si parla d’amore si deve raccontare anche della Residenza dell’Amore, una casa – museo che si trova a Cardigliano, nel territorio di Specchia. È stata realizzata nei primi anni Duemila da Antonio Baldassarre. È un rifugio immerso nella natura, dove si incontrano l’amore e l’eros e si concretizzano in forme d’arte diversa, dalla pittura alla scultura. All’insegna dell’amore e dell’arte è stata anche l’esperienza in Salento dello scultore Norman Moments e della scrittrice Patience Gray. La coppia aveva scelto di trasferirsi a masseria Spegolizzi, vicino Salve e qui vivevano, in simbiosi con la natura.

È ricco di mistero anche il monumento delle Centopietre di Patù, che si trova di fronte alla chiesa di San Giovanni. Si tratta di un monumento piccolo e squadrato, con tetto a falde che alcuni fanno risalire all’XI secolo, come tomba di San Giminiano, messaggero di pace venuto a salvare Veretum dall’invasione saracena. Le Centopietre deve il suo nome all’utilizzo di cento blocchi recuperati dalle mura di Veretum, antica e potente città messapica. Nel corso del tempo, questo luogo è stato utilizzato come cripta paleocristiana dai monaci Basiliani che qui hanno lasciato alcuni affreschi.

Sulla costa ionica del Salento si trova Porto Selvaggio, un parco naturale immerso in una pineta di Pini d’Aleppo e Lecci e rinfrescato da acque sorgive. All’interno del parco si trova la Palude del Capitano, una prateria di salicornie, caratterizzata dalle spunnulate, cavità nate dal crollo di grotte naturali e oggi piene di acqua di sorgente. La più grande è legata alla storia di un capitano che ha deciso di abbandonare la vita di mare per costruirsi una casa accanto al laghetto naturale. A pochi passi si trova poi Torre Uluzzu e sotto di essa la baia di Uluzzu, con la Grotta del Cavallo, in cui sono state ritrovate le tracce del primo Homo Sapiens d’Europa.

Un altro esempio di bellezza è la torre del Sasso, situata su un alto sperone roccioso a strapiombo sul mar Adriatico. La torre, nelle giornate buone, strizza l’occhio alle montagne dell’Albania e guarda alle altre torri costiere vicine. A pochi passi dalla torre si trova l’abbazia del Mito, oggi decaduta ma un tempo punto di riferimento per gli abitanti di Tricase.

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