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Galatina e dintorni

Galatina, Galatone, Secli e Aradeo

Galatina

Nobile signora d’altri tempi, Galatina veste ricami barocchi sulle chiese e sui palazzi. La sua storia parte nei secoli della dominazione angioina, quando questo feudo è stato affidato alla Orsini Del Balzo, che amplia il suo territorio e la ricopre di onori.

Si snodano per le sue lastricate strade echi di storie antiche, se si tende bene l’orecchio sembra ancora di sentire il suono incessante dei tamburelli che arriva dalla cappella di San Paolo, che si trova all’interno di Palazzo Tondi – Vignali. Fino a pochi decenni fa in questo luogo nei giorni della festa di San Pietro e Paolo, il 28 e il 29 giugno, da ogni parte del Salento giungevano uomini e donne vittime del morso della taranta. Il ritmo dei tamburi accompagnava il dimenarsi incessante dei tarantati, mentre la folla intorno sventolava nastrini colorati. Rosso, blu, giallo, un colore per ogni dolore. Alla fine stremati e liberati dalle pene, i tarantati venivano riportati a casa su un carretto trainato da cavalli. Ancora oggi si può assistere alla rappresentazione di questi riti ancestrali, proprio nella stessa cappella di piazza Garibaldi. Poco lontano si trova la chiesa madre, intitolata a San Pietro e Paolo. Candida e tenue, la facciata dai barocchi decori sulla roccia tenera, è ricca di statue di santi che circondano l’Immacolata Concezione. All’interno gli occhi restano estasiati nell’ammirare la volta con gli affreschi di scuola napoletana che raffigurano alcune scene della vita di San Pietro.

A brillare su tutto è la Basilica Cattedrale di Santa Caterina d’Alessandria, l’animo trecentesco si percepisce nella sua elegante essenzialità, sulla facciata spicca il calore della pietra nuda e il portale su cui poggia il grande rosone. La meraviglia è all’interno, tra le pareti interamente affrescate da diversi cicli pittorici. Questa Basilica conquista il cuore di chiunque la veda, tanta è la sua bellezza da essere considerata seconda solo alla Basilica di San Francesco D’Assisi. 

Tra i palazzi il più importante è sicuramente il Palazzo del Sedile. Questo era il luogo dove in passato si esprimeva la municipalità e la giustizia. Sobrio, con elementi decorativi rinascimentale che si alternano a delle incisioni. Accanto si trova la torre dell’Orologio che fino a pochi decenni fa scandiva la vita del popolo, che aveva questo luogo come punto di riferimento nel ritmo delle proprie giornate.

Non solo luoghi storici ma Galatina è anche la meta ideale per gli amanti del mistero, tra i palazzi si celano infatti decori insoliti e misteriosi. Guardando bene tra gli stemmi dei palazzi di Piazza Garibaldi si può osservare su di essi un extraterrestre e un disco volante si vede tra i dipinti della Basilica di Santa Caterina. Su un altro palazzo, poco lontano da Porta Nuova si può vedere un bassorilievo che raffigura dei bambini che piangono lacrime di sangue. Infine, all’interno di corte Vinella si può ammirare una scalinata che all’inizio ha un bassorilievo di un cavaliere ma la sua testa si trova solo alla fine della rampa. È raffigurato il Cavaliere senzatesta, un personaggio leggendario che è realmente esistito, si tratta di Giulio Antonio Acquaviva, comandante in capo alle truppe che hanno scacciato i saraceni da Otranto. 

Terminata la passeggiata tra le bellezze e le storie di Galatina, non potrete andare via senza aver assaggiato il pasticciotto leccese nella storica pasticceria dov’è nato. Si racconta che sia stato realizzato per sbaglio, per omaggiare i santi nel giorno della loro festa, con le poche cose rimaste nel laboratorio. Il pasticcere, poco convinto del risultato, lo regalò ad un passante e da quel giorno è stata la sua fortuna più grande, tanto da essere diventato il dolce simbolo del Salento.

Galatone

A sud di Galatina si trova Galatone, a dividerli sono solo dieci chilometri. Abitato fin dal Neolitico, il borgo di Galatone nel medioevo e durante il corso della storia moderna è stato più volte saccheggiato e distrutto, prima dai saraceni e poi da Giovanni Antonio Orsini del Balzo. Nonostante questo oggi resta ancora a Galatone parte della cinta muraria che ricorda un castrum romano. 

Nel cuore del centro storico di Galatone si trova il Palazzo Marchesale Belmonte – Pignatelli, costruito nel XVI secolo nelle immediate vicinanze di una torre cinquecentesca. Abbandonata la sua funzione originale, oggi è uno dei luoghi principali della cultura di Galatone. Al suo interno, infatti, si possono ammirare la collezione e i patrimoni del Museo delle macchine di Leonardo Da Vinci e del Museo della Radio

Poco lontano dal Palazzo marchesale si trova il Santuario del Santissimo Crocefisso, un luogo a cui tutta la comunità di Galatone è particolarmente devota. Questo santuario è legato ad una storia miracolosa, si racconta che qui ci fosse una piccola stalla, all’interno della quale un pastore aveva dipinto l’immagine del crocefisso, una raffigurazione che era diventata metà di pellegrinaggi per tutti. Il 2 luglio del 1621, nell’ora della preghiera, i presenti videro Cristo spostare il drappo che aveva davanti e osservare i fedeli, per poi ritirarlo di nuovo. I fedeli faticavano a credere a quanto avevano appena visto, così spostarono di nuovo il drappo e notarono che Gesù aveva anche cambiato la posizione delle sue mani, portandole dietro la schiena. I pellegrini iniziarono ad arrivare da ogni dove e ognuno portava con sé delle donazioni, in poco tempo venne costruita una chiesa che, dopo pochi anni, crollò distruggendo anche l’immagine sacra. Galatone però non si è arresa e ha costruito un santuario, festeggiando il crocefisso il 3 e il 4 maggio. Il 2 maggio alle quattordici i fedeli si radunano nella chiesa, questa è l’ora dei miracoli, durante la quale si dice che il Crocefisso compia molte grazie, inoltre è tradizione, poco prima della processione, fare l’asta che decreterà la squadra che avrà l’onore di portare in spalla la statua del santo. 

Il santuario del Santissimo Crocefisso, costruito in carparo e in pietra leccese, è uno dei più bei esempi dell’arte barocca leccese. Sicuramente molto si deve all’opera di Giuseppe Zimbalò, l’architetto che ha firmato le chiese di Lecce e di molti paesi della provincia. La facciata si estende verso l’alto ed è ricca di decori e statue di santi. Altrettando sfarzoso e ricco di colori è l’interno, a croce latina e con tele di pregio. 

Nonostante il santuario sia certamente il più noto tra i luoghi di culto, non è il solo ad incantare i visitatori. Varcate le porte del centro storico si possono incontrare la Collegiata dell’Assunta, che risale ai primi anni del ‘Cinquecento, periodo in cui è stata costruita anche la chiesa di San Sebastiano e San Rocco, situata nei pressi dell’omonimo convento. Successiva di un secolo è, invece, la chiesa di San Giovanni Battista

Galatone è anche nota per aver dato i natali ad Antonio De Ferraris, un illustre umanista conosciuto da tutti come Il Galateo.

Aradeo

Distante appena sette chilometri da Galatina, Aradeo è un borgo antico che risale al periodo greco – bizantino. L’origine del suo nome è ancora oggi incerta ma dev’essere stato sicuramente grande il suo prestigio, tanto che qui si trovava la scuola filosofica dal filosofo Droso di Aradeo. 

Il luogo di culto per eccellenza è la chiesa dell’Immacolata, ricostruita tra il ‘Settecento e l’Ottocento, su una costruzione preesistente del ‘Quattrocento. A causa di cedimenti è stata più volte rimaneggiata e oggi non resta nulla della sua struttura originaria, l’unico a rimanere intatto nel tempo è l’altare maggiore, un’opera del ‘Cinquecento, finemente scolpita nella pietra leccese. 

La facciata esterna richiama lo stile tardobarocco, con un portale racchiuso tra due paraste e in alto un timpano di coronamento. L’interno, a croce latina, è arricchito da quattro altari, tutti costruiti dopo il 1850.

Il simbolo di Aradeo è la colonna di San Giovanni Battista, voluta nel ‘Seicento dal feudatario del tempo, un monaco olivetano. È stata scolpita in pietra leccese e la statua del santo poggia su un capitello corinzio. Questa colonna in passato aveva la proprietà di concedere il diritto d’asilo a tutti coloro i quali fossero riusciti ad arrampicarsi fino alla sua sommità. 

Ad Aradeo non poteva mancare un castello, così almeno è conosciuto il Palazzo Tre masserie. Si tratta di una dimora storica oggi quasi del tutto abbandonata che conserva ancora il fascino di un antico maniero.

Seclì

Poco più distante si trova Seclì, partendo da Galatina basta percorrere appena nove chilometri per arrivare in questo centro. Le sue origini e gran parte della sua storia sono avvolte nel mistero, alcuni ipotizzano che sia stato fondato da uomini e donne in fuga dal casale di Fulcignano, poco lontano da Galatone. Quel poco che resta di questa sua storia mai raccontata rimane nei luoghi e nei dettagli, dalla presenza di via della Giudecca sappiamo che qui, nel medioevo, c’era una comunità ebraica, probabilmente costretta ad abbandonare il borgo qualche secolo più tardi. 

Risale probabilmente al 1570 il Palazzo Ducale di Seclì, voluto dalla famiglia D’Amato che in quegli anni amministrava il borgo. Oggi la sua eleganza si percepisce fin dall’esterno, imponente eppure raffinata nella sua semplice nudità. Le stanze del piano terra erano in passato riservate alla servitù, al governo degli animali e alla conservazione di prodotti. Il piano primo invece era riservato alla famiglia feudataria, nelle sale di rappresentanza ancora oggi si possono ammirare bellissimi dipinti. Si distingue dal resto della dimora la stanza degli uomini illustri, all’interno della quale si possono ammirare i busti degli imperatori romani, da Giulio Cesare a Nerone. Tra questi si può vedere anche la rappresentazione di Carlo I d’Angiò, verso cui la famiglia D’Amato nutriva grande riverenza. In un’altra sala invece, tra i dipinti della volta a lunetta, si possono ammirare i cinque duchi D’Amato.

Per volontà del duca Guido D’Amato e della sua consorte sono stati costruiti anche la chiesa di Sant’Antonio Da Padova e il convento vicino, dove vivevano i frati minori osservanti. In seguito alla soppressione degli ordini religiosi, attuata nella metà dell’Ottocento, i frati hanno dovuto lasciare Seclì e così il convento e la chiesa sono caduti in stato d’abbandono. Nel 1960 è stata commissionata una grande opera di restauro che ha compromesso la bellezza dei due edifici, facendo perdere il pavimento di maioliche e gli altari.

Oltre alle feste patronali e religiose, un evento simbolo della cittadina di Seclì è la sagra della carne di cavallo. Seclì, infatti, è rinomata in tutto il Salento per questa produzione e ogni anno nel mese di agosto si tiene la tradizionale sagra in cui si possono guastare i pezzetti di cavallo, piatto per eccellenza della tradizione salentina.

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