Andamento salento, una rassicurante fuga in luoghi dove si vive ancora con ritmi lenti.

Andamento salento, una rassicurante fuga in luoghi dove si vive ancora con ritmi lenti.

Una terra antica, sopravvissuta a infinite colonizzazioni, che ha saputo rinnovarsi con serietà e buon gusto. Un mix di natura e cultura, di opere d’arte ed eventi di spessore, di accoglienza di charme e servizi di qualità: questo è il Salento.

Sfilano davanti agli occhi città d’arte e borghi sconosciuti ma altrettanto belli; masserie imponenti e riserve naturalistiche, nobili cantine e botteghe artigiane; festival internazionali e sagre folkloristiche; distese di ulivi secolari e spiagge da sogno. In questa terra di confine baciata da due mari, in pochi minuti si raggiungono l’Adriatico o lo Jonio.

La strada litoranea che corre tra campagna e mare da San Cataldo a Santa Maria di Leuca regala panorami mozzafiato. Circumnaviga l’Oasi delle Cesine, la più bella zona umida del Salento dal 1980 Riserva Naturale gestita dal WWF, attraversa San Foca, Roca Vecchia con la grotta della Poesia, Torre dell’Orso con le “Due Sorelle”, grandi scogli che emergono dalle acque e il porticciolo scavato nella roccia di Torre Sant’Andrea.

Avanti per grotte e faraglioni, insenature e calette, finché la costa rocciosa degrada lentamente ed ecco apparire la lunga spiaggia degli Alimini: litorale di sabbia finissima battuto dal vento e molto apprezzato dai surfisti, che deve il nome ai laghi retrostanti.

Dopo dieci chilometri appare Otranto, la città più a oriente d’Italia: il borgo antico è un intrico di viuzze, rioni, piazzette e archi, racchiuso nelle mura. I suoi monumenti – la chiesetta di San Pietro, la Cattedrale con il mosaico pavimentale più grande d’Europa, il Castello Aragonese – sono simbolo di quasi mille anni di storia; ma sono soprattutto le valli intorno a conservare testimonianze della civiltà rupestre.

Esiste un Salento nascosto al di sotto del Salento, fatto di monumenti sotterranei come cripte, chiese paleocristiane, grotte e frantoi ipogei, dove si produceva l’olio. Ma accanto al Salento “di sotto”, c‘è quello “di sopra”, ben visibile: quello delle torri, colombaie o costiere, dei dolmen e dei menhir, monumenti preistorici, probabile espressione di culti solari e riti di fecondità a pochi chilometri da Otranto. Giurdignano, Minervino di Lecce, Uggiano La Chiesa e Giuggianello rappresentano il giardino megalitico più grande d’Europa, anche se le pietre del mistero sono sparse in tutta la provincia.

La Valle dell’Idro a Otranto conserva numerose tracce del passato, come le colombaie, le mura megalitiche e le “laure”, dove i monaci basiliani vivevano e pregavano. Nella vicina Valle delle Memorie c’è un luogo davvero spettacolare: la colombaia di Torre Pinta con cripta a forma di croce e intorno le piccole celle dei monaci.

Da lì si procede rapidamente verso la baia delle Orte, tra il laghetto rosso in un’ex cava di bauxite e il panorama mozzafiato di punta Palascìa, un vecchio faro nel punto più a est d’Italia, che ora ospita un Osservatorio su Ecologia ed Ecosistemi Mediterranei dell’Università del Salento.

A sud la costa è selvaggia e incontaminata, arida e rocciosa fino a Porto Badisco, un’insenatura naturale stretta e profonda dove approdò Enea, secondo quanto racconta Virgilio nell’Eneide. Qui si trova uno dei siti d’arte pittorica rupestre più importanti d’Europa, la Grotta dei Cervi, purtroppo non visitabile. Santa Cesarea Terme, rinomata stazione termale dal 1899, con numerose sorgenti di acqua sulfurea sorge a valle di una collina verdeggiante e sul lungomare fa mostra di belle dimore, come Villa Sticchi in stile moresco.

Più avanti s’incontrano Porto Miggiano che sembra una piscina naturale e Castro, a strapiombo sul mare, con la città vecchia arroccata tra la cattedrale romanica, le torri, il castello. È un antichissimo borgo di pescatori, come testimoniano recenti scavi che hanno portato alla luce i resti del “tempio di Minerva” e le grotte già abitate nella preistoria, dalla Romanelli (non visitabile) alla Zinzulusa, meraviglioso spettacolo di stalattiti.

La costa corre alta e frastagliata da baie, fiordi e anfratti fino a Leuca. Gli accessi via terra sono rari e difficili. Superata Novaglie, l´insenatura del Ciolo è ideale per chi ama le immersioni. Da lontano il bianco faro del 1864 preannuncia l’arrivo a Santa Maria di Leuca. Si narra che San Pietro, in viaggio per Roma, abbia fatto tappa qui e il tempio dedicato alla dea Minerva fu trasformato in un luogo di culto cristiano: nacque così il Santuario della Madonna de Finibus Terrae, eletto a Basilica minore nel 1990.

Le ville eclettiche sul lungomare sono piccoli capolavori della creatività di ingegneri, che alla fine dell’800 sperimentarono gli stili esotici più disparati, dall’arabo all’orientale, dal pompeiano al gotico. Tantissime grotte costeggiano tutto il litorale, tra i due promontori di Punta Meliso e Punta della Ristola, ricche di iscrizioni greche e latine come la grotta “Porcinara” e di reperti neolitici come la grotta del”Diavolo”.

Il versante ionico fino a Porto Cesareo è un alternarsi di sabbia dorata e scogli bassi, aree marine protette e boschi di pini d’Aleppo, torri costiere e trattorie sull’acqua. Si attraversano spiagge da sogno come Pescoluse e Torre Mozza fino a giungere alla lunga baia di Gallipoli: davvero suggestivo il borgo antico, con la cattedrale-pinacoteca di Sant´Agata e il Museo Diocesano, le tipiche case a corte, le chiese, il frantoio ipogeo scavato nella roccia, i palazzi fortezza, il castello angioino, le mura, i bastioni e i vicoli tortuosi affacciati sul mare. Dopo le eleganti marine di S. Maria al Bagno e S. Caterina, si fa una sosta a Porto Selvaggio e si raggiunge la minuscola spiaggetta di ciottoli per tuffarsi nell’acqua cristallina.

Anche l’entroterra è tutto una scoperta: dai borghi-albergo di cui Specchia è uno splendido esempio a Presicce con 10 trappeti sotterranei; da Casarano con la chiesetta di Casaranello (VIII-XII sec.) a Vaste dove visitare il Parco Archeologico dei Guerrieri e la cripta affrescata dei S.S. Stefani; da Maglie che in agosto ospita il “Mercatino del gusto” organizzato da Slow Food, alla Grecìa salentina, dove si respira un’atmosfera sospesa tra Medioevo e Oriente e antiche filastrocche in griko risuonano tra palazzi baronali e superbi castelli.

A Martano si trovano le tipiche case a corte; a Soleto svetta la gotica guglia Orsiniana, un capolavoro che la leggenda vuole costruita in una notte di tempesta da un esercito di demoni; Calimera conserva nella chiesetta di San Vito un megalite forato e il giorno di Pasquetta si perpetua un rito ancestrale, che consiste nell’attraversare la pietra per avere salute e fertilità. Zollino è noto per le Pozzelle (cisterne pubbliche), Martignano per il Palazzo Palmieri del ‘500 e il frantoio ipogeo; Corigliano d’Otranto e Sternatia per i loro splendidi castelli; Melpignano per la Chiesa Convento degli Agostiniani che ospita a fine agosto nel piazzale antistante il concertone finale della “Notte della Taranta”, il più grande festival musicale dedicato alla “pizzica”.

Dalla Grecìa Salentina alle città del cosiddetto “barocco minore” il passo è breve: un vero capolavoro è la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, un’immensa “pinacoteca” del XIV secolo con le pareti e le volte coperte di affreschi in stile giottesco o la Chiesa del Crocefisso a Galatone. Tanti tesori d’arte cela Nardò, come la chiesa di San Domenico del XVI secolo e piazza Salandra con la settecentesca guglia dell’Immacolata. Tra le fortezze ricordiamo il Castello di Muro Leccese sede di un originale Museo; la cittadella fortificata di Acaya e quello cinquecentesco di Copertino, che ospita a fine agosto la Mostra dell’Antiquariato.

Poi dritti a Lecce per scoprire l’ineffabile mondo del barocco con i suoi chiostri, le imponenti porte d’accesso riccamente decorate, i cortili di palazzi e palazzotti, i giardini e gli spazi segreti, la magnifica Basilica di Santa Croce e piazza Duomo, il salotto dei leccesi. D’obbligo camminare con il naso all’insù per ammirare santi, angeli e frutti di pietra che decorano le facciate delle tante chiese; stemmi e maschere apotropaiche sui portoni di nobili casate.

Nell’imponente Castello Carlo V si può vedere il nuovo Museo della Cartapesta, prima di abbandonarsi allo shopping raffinato nelle botteghe dei nuovi artisti-artigiani che utilizzano materiali antichi come terracotta, pietra leccese e cartapesta, ma con una sensibilità contemporanea e i risultati sono strabilianti.

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