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Casarano e dintorni

Casarano, Matino, Parabita, Supersano, Ruffano e Taurisano.

Casarano

Casarano è raggomitolato nel suo centro storico di stradine lastricate e imponenti palazzi che sovrastano lo sguardo.

Le sue origini sono antichissime ma è tra il Settecento e l’Ottocento che questa cittadina ha avuto il suo periodo di massimo splendore, negli anni in cui qui è nato il filosofo illuminista Francesco Antonio Astore e altri spiriti a lui affini.

Il viaggio alla scoperta dei suoi luoghi non parte però dal suo cuore ma inizia quasi verso la fine del centro abitato, lì dove si trova la chiesa di Santa Maria della Croce, conosciuta da tutti come Casaranello. La incornicia un tetto a spiovente che lascia intravedere la facciata di pietra a vista e un piccolo rosone in alto. Questo luogo di culto, intimo ed essenziale, è uno dei più importanti edifici paleocristiani in Italia.

Il tempo non è stato magnanimo con le sue decorazioni interne ma emerge ancora oggi la loro stupefacente bellezza. La cupola è interamente ricoperta di frammenti dai colori intensi: è un mosaico che raffigura una croce circondata da stelle e poggiata su uno sfondo turchino. Il mosaico continua anche sulle volte dell’abside, con motivi diversi e variopinti ed era solo una parte dell’originale. Più antichi sono gli affreschi bizantini, che risalgono al X e all’XI secolo e non sono integri.

Risalgono al XVII secolo i palazzi delle famiglie più importanti della città. Il più antico è Palazzo D’acquino, appartenuto alla famiglia ducale feudataria, è per questo conosciuto anche come “il castello”. È legato anche alla leggenda dei diavoli che una notte avrebbero distrutto il vecchio maniero e costruito questo palazzo ma, sorpresi dalle luci dell’alba, hanno dovuto fermare l’impresa e sono stati trasformati nelle cinquantadue maschere apotropaiche che si trovano sulle mensole, lasciando il palazzo per sempre incompiuto. Tra i più belli si ricordano anche Palazzo De Judicibus, Palazzo D’Elia e Palazzo Capozza.

La chiesa madre è incastonata tra gli edifici eleganti di Piazza San Giovanni Elemosiniere, patrono della città. La costruzione originale risale al medioevo ed era intitolata proprio al patrono, la chiesa è stata poi ricostruita nel ‘Settecento, inseguendo le linee di un barocco che stava ormai tramontando.

Giunti a Casarano non può mancare una veduta panoramica sul belvedere della Madonna della Campana. Il Santuario è un punto di ritrovo anche per i paesi vicini. È un luogo di culto situato sulla serra salentina e voluto da un marinaio come ex voto alla Madonna che lo aveva salvato durante una tempesta. Le origini del santuario sono anche oggi incerte ma è stato in seguito ricostruito nel ‘Seicento. L’esterno è veramente molto semplice, all’interno custodisce un altare maggiore seicentesco realizzato dal maestro Giovanni Donato Chiarello e un importante affresco che rappresenta la Madonna con il bambino.

Nel periodo pasquale si celebra la festa dedicata alla Madonna della Campana, compatrona di Casarano. La domenica successiva alla Pasqua una processione porta la statua della Vergine al santuario e il lunedì si ripete ogni anno la tradizione della campanella che vede in tantissimi recarsi sul santuario per trascorrere una giornata insieme. È tradizione anche tornare a casa portando una variopinta campanella in terracotta.

Taurisano

“Taurisano, patria mia nobilissima” si legge in una delle opere scritte da Giulio Cesare Vanini, il filosofo eretico nato a Taurisano sul finire del ‘Cinquecento. Sacro e profano s’intrecciano in questo borgo dell’entroterra salentino che secondo una leggenda deve il suo nome ad un allevamento di tori. Il profano Vanini, filosofo eretico arso al rogo per il suo pensiero e il sacro di Mirella Solidoro, oggi Serva di Dio, per la quale è in corso la causa di canonizzazione.

Il centro storico di questo centro è piccolo, situato a 8 chilometri da Casarano, è ristretto ma custodisce nel suo seno tante piccole unicità. Il punto di partenza è Piazza Castello, qui si affacciano la chiesa madre, il Palazzo Ducale, appartenuto alla famiglia Lopez y Royo e il monumento contemporaneo dedicato a Giulio Cesare Vanini, opera dell’architetto Paolo Prevedini. Costruito sui resti del Palazzo Vecchio, il palazzo ducale si è addossato alla torre federiciana ed è stato modellato con il tempo. Il primo nucleo è stato quello di sinistra ma è solo nell’Ottocento, con la venuta di Nicola Lopez y Royo che viene costruito il nucleo di destra con la chiesa della Consolata. In seguito sono stati uniti poi da un arco a tutto sesto che segna ancora oggi l’ingresso all’atrio del Palazzo Ducale e poi a quello che era il giardino delle delizie, un grande parco di proprietà dei duchi. Si racconta che fosse ricco di piante esotiche e di animali che il duca amava cacciare. Oggi il palazzo conserva ancora l’aspetto di una dimora storica di pregio, sebbene sia diventato municipio è sempre un piacere passeggiare per le sue ampie sale decorate da acquerelli realizzati sul finire dell’Ottocento.

Tra il ‘Settecento e l’Ottocento è stata anche costruita la chiesa madre, con la sua facciata ricca, incorniciata da due alti campanili e una commistione di decori barocchi e neoclassici. L’interno è imperioso, a croce latina e con imponenti tele che arricchiscono gli altari. Questa chiesa è tra le poche ad avere una doppia cupola, la più grande si intravede fin dalle entrate della città, con il suo disegno geometrico realizzato con maioliche colorate, lo stesso disegno si ritrova sulla minore, posta in corrispondenza dell’altare del Santissimo Sacramento. La cupola più piccola si può vedere solo dalle spalle della chiesa, lì dove si trova via Venezia e proseguendo oltre via Isonzo, un vicoletto minuscolo ma suggestivo. Qui si trova un palazzo rinascimentale e un grande finestrone con un’epigrafe di Bovio, secondo alcuni studiosi è proprio questa la casa di Vanini che la chiesa, costruita alcuni secoli dopo, avrebbe tentato di oscurare per condannare all’oblio il filosofo eretico. Lungo via Roma si trova, invece, quella che a lungo è stata creduta la casa natale di Vanini. Si tratta di un’antica dimora storica appartenuta al fratello del filosofo, Alessandro. La particolarità è certamente il portale in bugnato che arricchisce la facciata, insieme a due grandi finestroni. Ai lati dell’ingresso si trovano due lapidi marmoree, una posta dal Comune di Taurisano e una dalla massoneria leccese. Dopo diversi restauri, oggi questo luogo è utilizzato per eventi culturali e mostre.

Tra i luoghi simbolo di Taurisano c’è certamente il santuario di Santa Maria della Strada, che si trova in piazza Fontana. Considerato una delle più importanti testimonianze di stile romanico pugliese, il santuario si trova lungo la via che portava i pellegrini a Santa Maria di Leuca ed è legata alla leggenda di un mercante che trovatosi in difficoltà viene salvato da un’apparizione della Madonna. Il santuario, ricamato nella tenerezza della pietra leccese, presenta delle particolarità che lo rendono unico, una tra tutte la presenza di scritte in greco sul portale e sulla meridiana posta a lato. Sul prospetto centrale, con un portale ricco di decori e bassorilievi, spicca in alto un grande rosone centrale, arricchito da motivi floreali e da bassorilievi che raffigurano i dodici apostoli, con al centro Gesù Cristo. Se siete credenti, prima di lasciare questa città, non lasciatevi sfuggire una piccola visita alla tomba di Mirella Solidoro. La sua fama ha travalicato da tempo i confini del Salento e tanti sono i pellegrini che arrivano fin qui per una preghiera. La giovane oggi riposa all’interno della Chiesa dei santi martiri Giovanni Battista e Maria Goretti. Per lei l’artista Donato Minonni ha realizzato un sarcofago in marmo di Carrara, in cui è stata rappresentata la sua vita di sofferenze e l’ascesa al cielo.

Lontano dai vicoli e corti del centro storico, un luogo particolarmente bello da visitare è il Crocefisso della macchia. Si tratta di un’antichissima cripta basiliana, posta sul promontorio del Manfìo, in direzione Casarano. È luogo di pellegrinaggio ogni tre maggio ed è particolarmente bella per la presenza di dipinti originali e dell’atmosfera di autentica spiritualità che restituisce.

Nell’agro di Taurisano si trova la Specchia Silva. Le specchie sono luoghi carichi di mistero e dagli utilizzi ancora incerti. Si tratta di un imponente montagna di candide pietre, risalente a tempi antichissimi. Alcuni storici sostengono che potevano essere utilizzate con funzione d’avvistamento, altri che abbiano avuto funzione sepolcrale oppure che custodiscano antichi tesori. Nulla di certo si sa ma restano luoghi sempre affascinanti.

Matino

Matino si trova a 5,3 chilometri da Casarano, sull’altura della collina di Sant’Ermete. È un centro ricco di fascino perché è l’unico in Salento ad essere caratterizzato da un andirivieni di salite e discese. Le sue origini sono antichissime, la prima documentazione storica risale al 1099 ma certamente la sua posizione l’ha privilegiato, permettendogli di proteggersi dalle incursioni saracene e di giungere a noi quasi intatto. Conserva ancora oggi un delicato e caratteristico centro storico, in cui si intrecciano vicoletti lastricati e si ritrovano angoli e corti che permettono di immergersi nelle atmosfere della civiltà contadina.

Il centro storico è introdotto dall’arco della Pietà che deve il suo nome alla vicina chiesa del XVII secolo. La particolarità più grande di questo luogo di culto è certamente il suo portone ligneo impreziosito da decori e gli affreschi situati all’interno.

Tuttavia il suo cuore è certamente Piazza San Giorgio su cui si affacciano il Palazzo Marchesale e la chiesa intitolata al santo patrono.

Il Palazzo Marchesale è appartenuto alla famiglia Del Tufo, si respira ancora oggi il fascino della fastosa vita che conducevano i marchesi. A rendere maggiormente l’idea sono sicuramente il piano nobile e le scuderie, riccamente affrescate con le mangiatoie che riportano i nomi dei pregiati esemplari equini. Dagli anni Ottanta il Palazzo è stato acquisito dal comune, una parte viene utilizzata per funzioni municipali e alcune sale per eventi culturali e mostre. Dal 2011 al suo interno si trova anche il MACMa – Museo d’Arte Contemporanea. Il museo custodisce più di seicento opere di artisti originari da tutta Italia, l’obiettivo principe è certamente quello di comunicare e far appassionare i suoi visitatori a quelli che sono i linguaggi visuali e verbali più cari al nostro tempo.

Anche la chiesa madre, intitolata a San Giorgio martire, risale al ‘Cinquecento. La sua facciata svetta in verticale ma rimane sempre sobria ed essenziale, preziosi sono gli interni con gli altari decorati con motivi barocchi. La festa di San Giorgio, il 23 aprile, è tra le prime occasioni che permettono di ammirare l’arte delle luminarie che adorna i centri storici in occasioni delle grandi feste patronali. Un altro appuntamento da non perdere è quello con Vicoli d’Arte, due serate per ammirare il centro storico di Matino vestito d’arte.

Parabita

La geografia della preistoria segna una tappa molto importante a Parabita, piccolo centro dell’entroterra che dista appena sette chilometri da Casarano. La sua storia è molto antica, testimoni sono le grotte delle Veneri. Si tratta di cavita carsiche, due siti preistorici, conosciute perché al loro interno sono state rinvenute le Veneri di Parabita. Le Veneri sono due piccole statuine che raffigurano donne dalle forme pronunciate, simbolo di fertilità. Il ritrovamento di questi due manufatti ha permesso a Parabita di entrare nel filo che unisce i diversi punti in tutta Europa in cui sono stati ritrovate opere simili, tutte ispirate alla Grande Madre. All’interno delle grotte sono state poi ritrovate oltre quattrocento testimonianze della vita preistorica, tra queste anche due tombe umane. Queste due cavità carsiche si trovano lontano dal centro abitato e il loro valore storico è indiscutibile. Al fine di sensibilizzare sulla loro tutela, spesso si organizzano percorsi di trekking nelle vicinanze.

Accelerando lungo il nastro della storia ci ritroviamo nel pieno del medioevo, quando Parabita e gli altri borghi del Salento avvertono la necessità di sentirsi difesi. È per questo motivo che viene realizzato un antico maniero, testimone della storia e di gloriose battaglie. Già nel ‘Cinquecento la fortezza è protagonista di un importante restauro e molti ne verranno nei secoli successivi. È proprio questo il motivo per cui oggi non rimane nulla delle originali caratteristiche di questa fortezza. Nel 1911 il castello è di proprietà della famiglia D’Elia che avvia l’ultimo, significativo, rimaneggio, per eliminare ogni austera fattezza e rendere questo luogo più elegante e signorile. Vengono realizzate alte ed ampie sale di rappresentanza in cui accogliere gli ospiti e vengono rivisti gli ambienti privati della famiglia. Tra le particolarità spicca sicuramente la cappella di famiglia, con una cupola in cui è stato raffigurato San Francesco D’Assisi. All’interno sono ancora oggi custodite delle sacre reliquie e in passato qui si trovava anche il corpo di San Vincenzo Martire, giunto dalla catacomba romana di Comodilla e traslato poi nel 1855 nella chiesa madre di Parabita.

Parabita è un territorio ricco di luoghi di culto, tra i più significativi c’è sicuramente la Basilica santuario della Madonna della Coltura. Grande è la devozione per la Madonna della Coltura, tanto che la quarta domenica di maggio il centro storico si veste a festa per onorare e celebrare la Madonna. Il suo santuario è abbastanza recente, inaugurato nel 1913 e terminato nel 1942. La facciata celebra l’unione dello stile romanico pugliese e dello stile gotico, l’interno è composto da tre grandi navate arricchite da affreschi di scuola francese. Visitando la chiesa colpisce lo sguardo il monolite che raffigura la Madonna. Questa è un’opera realizzata nel XIII secolo, seguendo lo stile bizantino, rimane a chi lo guarda un grande senso di pace interiore e di quiete che non lascia indifferenti.

Tra i luoghi da visitare se siete a Parabita ce ne uno molto particolare, fuori dai soliti giri turistici, lontani dalle gustose pietanze che si celebrano di solito. Si tratta del cimitero monumentale, considerato una vera e propria opera architettonica contemporanea, tanto che i disegni di progettazione sono custoditi nel parigino centre Pompidou e un plastico si può ammirare nel Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma. Un luogo che non lascia certamente indifferenti, soprattutto gli appassionati d’architettura. Visto dall’alto il cimitero riproduce un capitello corinzio, entrando sembrerà d’incamminarsi lungo uno scenario onirico, fatto di luci e ombre e di suggestioni che ricordano le opere di De Chirico. Qui tutto appare ancora da terminare e tuttavia ricominciare sembra una necessità.

Ruffano

Tra le strade di Ruffano, 9,2 chilometri da Casarano, si va alla ricerca dell’arte, della cultura e della poesia. Ad oggi è uno tra i borghi dell’entroterra più visitati in Salento perché dopo il recente restauro il centro storico ha scoperto la passione di vestirsi a festa: innevato e magico durante le feste natalizie, rosso e passionale in occasione di San Valentino. I suoi sono vicoletti carinissimi e qua e là spuntano versi di poesie, di autori diversi. Nel suo cuore Ruffano custodisce anche tanta bellezza che spesso riesce ad arrivare solo a chi sa avventurarsi in luoghi poco noti. La sua chiesa madre si trova percorrendo via Cesare Battisti, una stradina stretta che non consente di ammirare a pieno la bellezza della facciata principale. A stupire davvero è senza dubbio l’interno: varcata la porta principale, conosciuta anche come “porta delle femmine”, ci si ritrova immersi nel barocco, i ricchi ricami arricchiscono gli altari e le tele impreziosiscono gli sguardi dei visitatori. Il tocco di grazia sono le opere di Saverio Lillo, pittore salentino del ‘Settecento, nato proprio a Ruffano. È sua la tela ottagonale che raffigura la natività di Maria, sono sue le grandi tele del presbiterio ma tante altre sono anche le opere dislocate tra le mura di questo luogo. Tra gli altari spicca sicuramente quello dedicato al santo patrono, Sant’Antonio, voluto fortemente dalla principessa di Ruffano, donna Anna Basurto.

Ruffano ha dato anche i natali ad un altro artista di grande pregio: Antonio Bortone. Vissuto tra l’Ottocento e il ‘Novecento, Bortone è uno dei più grandi scultori del periodo. La sua arte viene forgiata nella fucina del padre, cresce tra le botteghe dei maestri cartapestai e diventa tutt’altro, diventa scultura. Nell’antico quartiere San Foca, lì dov’è nato, si trova la sua casa-museo. In un palazzo del ‘Cinquecento che ospita parte delle sue opere, tra cui un busto che raffigura lo stesso artista e le gigantografie che rappresentano le sue opere più importanti.

Giusto qualche chilometro più lontano si trova la frazione di Torrepaduli. È uno di quei piccoli centri che vive immerso nella quiete tutto l’anno ma brilla come una stella in occasione della festa di San Rocco. L’appuntamento è fissato ogni anno per la notte tra il quindici e il sedici agosto a largo San Rocco, nel punto il cui si trova il piccolo santuario dedicato al santo. Tra il profumo caramellato delle bancarelle di dolciumi tipici e l’arte delle luminarie si sente incessante il suono dei tamburelli, un battito ritmico come quello del cuore: è la notte delle ronde. I tamburellisti si dispongono in cerchi, la folla li abbraccia, i ballerini di pizzica si fanno protagonisti al centro. Tutto è ritmo e passione. La notte di San Rocco è anche una delle poche occasioni in cui si può ammirare la danza delle spade, tradizionale della popolazione rom salentina. Una delle tradizioni custodite gelosamente nel cuore del Salento.

Supersano

Supersano, a dieci chilometri esatti da Casarano si trova oltre il verde rigoglioso e ispido delle serre salentine. Questo luogo è legato a doppio nodo alla devozione della Madonna Coelimanna. È a lei dedicata la cripta situata sulla dorsale delle serre, che gli studiosi hanno datato tra il 1000 e il 1200. A realizzarla furono i monaci basiliani che in fuga da Bisanzio trovarono riparo tra le cavità carsiche e isolate del Salento. Vale la pena avventurarsi fin qui, non solo per l’inestimabile patrimonio storico – artistico custodito nella cripta ma anche per la presenza di un raro esemplare di albero della manna. La manna è una resina medicamentosa ed è da questa che probabilmente deriva il nome Coelimanna. L’albero si trova ancora oggi nei pressi della cripta, guardandola con devozione da più di duecento anni. Davanti alla cripta basiliana si trova il santuario intitolata sempre alla Vergine Coelimanna, su questo luogo di culto, molto essenziale e semplice, sono legate due leggende, una, in particolare, racconta di una giovane pastorella che ha assistito all’apparizione miracolosa della Madonna. A narrare questo episodio si possono vedere all’interno del santuario due opere in cartapesta, opera del grande maestro Giuseppe Manzo.

Addentrandosi nel centro abitato ci si trova davanti alla nuda facciata del Castello, voluto per proteggere il borgo dalle incursioni dei saraceni. È probabile che sia stato realizzato in epoca angioina e poi rimaneggiato più volte. Il nucleo più antico resta comunque il mastio, una torre quadrangolare che si vede ancora oggi. Dopo la riconquista di Otranto, Supersano sentiva la necessità di proteggersi ancora di più e per questo furono costruite le quattro torri angolari. Il castello è stato dimora della famiglia dei principi Orsini del Balzo e poi di altre casate nobiliari, fin quando non è stato acquisito dal Comune di Supersano che lo ha restaurato per farlo diventare sede municipale.

Uno dei luoghi del cuore di Supersano è il MUBO, acronimo insolito che indica il Museo del Bosco. è situato nel bosco del Belvedere, lì dove sono emersi i resti di un villaggio di capanne preistoriche . È questo un luogo pieno d’amore, ponte tra le radici da ricostruire e le storie da raccontare. Qui trovete una trama di usi e tradizioni, storie e credenze , ordite dal verde lussureggiante delle serre. Impossibile non uscirne innamorati.

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