L'artigianato del salento
Fin dal regno delle due Sicilie l’artigianato era il fulcro dell’economia salentina. Nel primo censimento ufficiale indetto dai Borboni risultò che la percentuale degli artigiani sull’intera forza lavoro fosse la più alta del regno e forze d’Italia. Vasai, fabbri, calzolai, sarti, e conciatori potevano contare su un mercato che andava oltre il consumo locale grazie al fiorire dei porti mercantili, meta aperta ai commercianti stranieri.
Con l’avanzare dei secoli nonostante i mutamenti culturali e politici, l’artigianato ha saputo conservare le tecniche di lavorazione tradizionali, limitando l’innovazione tecnologica e l’industrializzazione a pochi settori: quelli più pesanti, pietra e ferro. Da sempre considerata l’arte dei poveri prima che una vera e propria espressione dell’arte è svolta con impegno e passione, spesso anche per bisogno.
L’artigiano trova conforto nella mescolanza dei temi del sacro al folclore. L’artiere salentino ha saputo mantenere vive le proprie tradizioni nonostante l’avvento della modernità, riuscendo a conservare i suoi tratti fondamentali e mescolarsi all’innovazione.
Terracotta
Passeggiando tra viuzze e negozietti o per le strade rischiarate a festa dalle luminarie di una festa patronale ci si incanta alla vista dei tanti ninnoli colorati, dai fischietti dalle forme più disparate, dalle tegole rossastre, i vasi eleganti ed i mille d uno modi per dare forma all’argilla. Un materiale poverissimo informe e sconcio mentre viene estratto e lavorato ma che in mani sapienti accetta forma e funzione trasformandosi, grazie al sole, in oggetti utili e duraturi. Forse non è un caso che Dio stesso scelse questo materiale per riprodursi a sua immagine.
Furono i Messapi, popolo molto importante per la storia nel Salento, a svilupparne maggiormente la lavorazione e le potenzialità commerciali divenendo importanti produttori di manufatti in terracotta e maioliche.
Un tempo quest’arte era praticata in tantissimi paesi, soprattutto per la costante necessità di lampade, contenitori, piastrelle e tegole. Oggi continua nei posti che sono avvantaggiati dalla presenza di un sottosuolo ricco di argilla. In maniera particolare a Ruffano, Lucugnano, Cutrofiano ed a San Pietro in Lama, la lavorazione della terracotta ha avuto da sempre uno sviluppo consistente, tanto da essere radicata nella cultura degli abitanti del luogo.
Come quasi tutte le tradizioni artigianali tipiche della Terra D’Otranto, anche questa produzione si è tramandata di generazione in generazione, attraverso il consolidamento di tecniche manuali, migliorate in seguito all’avvento e allo sviluppo della tecnologia. Ancora numerose le botteghe che mostrano o vendono i prodotti dell’artigianato locale, suggestivi proprio per la presenza dei “mastri” che realizzano in tempo reale oggetti al tradizionale tornio.
Pietra leccese
La pietra leccese, un tempo definita il marmo dei poveri, è un materiale naturale tra i più pregiati del Salento. La città di Lecce sorge proprio in una zona di affioramento di questa roccia, che è presente solo in pochi luoghi nella penisola salentina. Questa pietra calcarea, molto resistente all’usura del tempo, è unica nel nostro paese, rara nel mondo (una pietra simile si trova solo sull’ isola di Malta).
Di colore giallo paglierino, è composta in gran parte da carbonato di calcio, carbonato di magnesio, argilla e sabbia. Essa è nota soprattutto per la sua plasmabilità e facilità di lavorazione. Le sue caratteristiche versatili la rendono idonea a diversi usi, diventando spesso la scelta primaria per la costruzione di strutture architettoniche.
Ve ne sono diverse varianti tra cui: la pietra grigia, dura, omogenea e compatta, è apprezzata per le applicazioni moderne e classiche; la pietra bianca dall’aspetto raffinato madre del barocco; e infine la pietra di Poggiardo dalle striature marmoree. In questi ultimi anni si è assistito ad un ritorno d’interesse per la lavorazione di questo materiale, sia per l’architettura che per gli oggetti di artigianato.
La lavorazione avviene ancora quasi interamente a mano con metodologie tramandate da generazioni con l’utilizzo di vecchi arnesi di lavorazione quali scalpello, sega, pialla e raspa, lasciando all’abilità dell’esperto artigiano e alla sua creatività, l’elaborazione di oggetti unici dai portacenere, fino alle sculture, vere opere d’arte.
Ferro Battuto
In antichità il ferro era ritenuto un materiale meno pregiato rispetto al rame, perché era considerato meno resistente per la fabbricazione di armi e utensili da lavoro. Ma presto si scoprì che bastava portarlo ad altissime temperature, lavorarlo e subito raffreddarlo con l’acqua per farlo diventare resistente e duro come la roccia. Da allora si iniziò pian piano a credere che il fabbro fosse uno stregone, in quanto riusciva, con le sole mani e pochi arnesi, a piegare il ferro, dandogli le forme più disparate. In particolare era la forma a spirale che suscitava le curiosità e stimolava la fantasia della gente.
Oggi lu ferraru (il fabbro) non è un artigiano, è un artista. L’artigianato artistico nel ferro battuto è molto diffuso in Salento. Per secoli l’arte del ferro battuto ha abbellito chiese e palazzi ed oggi si evolve nella creazione di nuovi stili e manufatti sempre nel rispetto delle tecniche produttive tradizionali. Incudini, martelli e forge sono ancora oggi gli strumenti utilizzati nell’artigianato salentino per lavorare il ferro.
Una tradizione antichissima che si è affermata tuttavia in ritardo rispetto alle altre, a causa della necessità di dover fondere il ferro a temperature elevatissime per poi poterlo modellare, e all’inconsapevolezza di quanto questo materiale potesse diventare resistente una volta raffreddato. Attualmente troverete lampade, balaustre, candelieri e tantissimi altri oggetti pregiati in ferro battuto da riportare con voi.
Ricamo
Altro grande vanto dell’artigianato salentino consiste nel ricamo e nei numerosi prodotti nati dalla fantasia delle ricamatrici locali le quali, avvalendosi dell’aiuto di ferri, uncinetti e tombolo, hanno dato vita a stoffe finemente lavorate e di incredibile valore. Alcune ancora conservano il tradizionale telaio salentino a pedali, tramandando quest’antica conoscenza di madre in figlia. Un tempo ogni madre alla nascita delle figlia sapeva che avrebbe deicato molto tempo alla produzione della sua dote. Tanto in proporzione all’amore che provava per lei.
Merletti, tovaglie ricamate, asciugamani, centrotavola e tanto altro entravano uno dopo l’altro nella “cascia” (cassapanca) che la figlia una volta sposa avrebbe portato con se nella nuova casa a disposizione e vanto della futura famiglia. Dai tantissimi lavori sapientemente confezionati, traspare il carattere gioviale, positivo e rassicurante, l’amore per i colori della natura, del mare e della terra, per le cose semplici ed essenziali della vita.